Nessuna parola è stata abusata, consumata e resa amorfa, consunta più di “fascismo”
“…..Nessuna parola è stata abusata, consumata e resa amorfa, consunta più di “fascismo”.Dal dopoguerra in poi la parola fascismo è stata del tutto slegata dal suo significato storico diventando qualcosa di assolutamente nebuloso e confuso che ha il vago sapore di “autoritario”, violento”, “totalitario”, sprezzante nei confronti dei più deboli” o più genericamente “antidemocratico”. Un…
".....Nessuna parola è stata abusata, consumata e resa amorfa, consunta più di “fascismo”. Dal dopoguerra in poi la parola fascismo è stata del tutto slegata dal suo significato storico diventando qualcosa di assolutamente nebuloso e confuso che ha il vago sapore di “autoritario”, violento”, “totalitario”, sprezzante nei confronti dei più deboli” o più genericamente “antidemocratico”. Un simbolo del male da affiancare alla parola “Satana”, ormai desueta a causa della secolarizzazione della cultura. La valenza con cui si usa la parola “fascismo” è sempre fortemente negativa e posta in antitesi con “democrazia”, che al contrario identifica il bene assoluto, il fine, l’ideale finale verso cui ogni esperienza storica dovrebbe tendere. Il solo nominare l’una o l’altra parola sortisce nell’individuo una serie di reazioni che sono il frutto della stratificazione culturale avvenuta grazie all’uso tutto made in USA della parola. E’ infatti da lì che comincia ad essere usata la parola “fascist” o “fascism” come termine quasi onnicomprensivo(onnicomprensivo di tutto ciò che è malvagio od ingiusto), cosa peraltro valida anche per “nazism”, che subisce l’ulteriore onta di essere del tutto slegata dal concetto di nazional-socialismo e ridotta alla propria sola forma contratta dalla quale è difficile risalire all’originale significato. E sempre più spesso, persino in contesti accademici, le si utilizza per identificare non una tendenza politica bensì una “personalità”. Si parla di “pulsioni fasciste”, di “personalità fasciste” e via discorrendo contrapponendole al concetto di “democratico”, anch’esso spesso utilizzato in contesti del tutto avulsi da quello politico, tanto che è spesso usato come sinonimo di “gentile”, “umano”, “equo”, e via zuccherando. La parola “razzismo” e anche “razza” hanno subito a loro volta un simile stravolgimento tanto che ormai è estremamente raro parlare ancora di “razze umane” e della loro non uguaglianza. Se lo si fa, lo si fa al singolare, identificando l’umanità come gruppo unico e l’ibridazione come il fine della vita stessa. L’idea originaria di razzismo, non era affatto sinonimo di “discriminazione” come lo è oggi, ma era piuttosto l’identificazione di un tipo di studio che indagava appunto la “razza”intesa come patrimonio di sangue, cultura e identità. Al massimo oggi si può sentir parlare al singolare di “razza umana” , e se si vuole parlare di differenze ci si riferirà a “diversi popoli” o “differenti culture”. L’idea di una identità “di sangue e di suolo” è ormai totalmente tramontata ed esiste solo come esempio negativo di idea obsoleta e vergognosa, e la stessa parola “popolo” oggi è stata scremata di tutte le sue connotazioni identitarie e richiama casomai l’uso che ne ha sempre fatto il marxismo: una idea molto più simile a quella di un volgo indistinto e impersonale, più riconducibile alla idea suggerita dalla parola “massa” quando usata un senso spregiativo." Gianantonio Valli Maria Penna Daniela Hanna Grandi
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